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arbeit macht frei

| danilo giaffreda

“This is a really precious record!”
Dice il ragazzo con aria sicura alla teacher che lo guarda con aria interrogativa.
E lui, come per risponderle, sfila con religiosa cura dalla busta il long-playing e glielo mostra orgogliosamente. La teacher, abituata a ben più strane stranezze, proveniente dalla Swinging London lontana anni luce dal torpore tarantino, continua ad essere perplessa ma a me, invece, basta poco per capire che quel disco è veramente prezioso perché è rivoluzionario e l’effetto, su di me, quattordicenne al primo anno di liceo, anche se già svezzato a King Crimson e Frank Zappa, è dirompente.

La grafica è nuova, diversa, tagliente, è di un certo Gianni Sassi: non so chi sia, ovviamente, ma altrove, al nord, lontano, è già un mito e cambierà tante cose immobili. La fotografia, all’interno, è insolita: i componenti del gruppo, gli Area, vi appaiano in posa stravaccata, sinceramente alternativa, niente a che fare con la studiata informalità con la quale si presentano gli altri gruppi italiani cosiddetti d’avanguardia. Il titolo è tratto dalla scritta all’ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz e l’associazione con il titolo evocativo della traccia di apertura dell’album è programmatica: “Luglio, agosto, Settembre nero” contiene il nome di un’organizzazione armata di fedayn nata in nome della cacciata di migliaia di palestinesi dai campi profughi di Giordania nel settembre del 1970.

“I palestinesi, perseguitati, sono i nuovi ebrei” mi spiega allora sinteticamente e, come farà sempre in futuro, in maniera chiara e comprensibile, il ragazzo. Lo guardo ammirato e, dopo una rapido passaggio mentale che somma tutti gli spiragli improvvisamente spalancati dalla scoperta di quel disco e dalla spiegazione rivelatrice, mi convinco definitivamente di due cose: il ragazzo ha le idee molto chiare e farà strada, mentre per me, da oggi, niente sarà più come prima.

PS. Il ragazzo di ieri si chiama Giancarlo De Cataldo e di strada, come avevo immaginato, ne ha fatta tanta e non si è ancora fermato.
Io, da quella sera, ho imparato a guardare le cose in maniera diversa e questo, nella vita, anche se di strada ne ho fatta meno e non mi sono ancora fermato, mi ha aiutato molto.

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