oasis: premiata famiglia italiana
Tu chiamala, se vuoi, provincia. Ma di provinciale non ha nulla, anzi. E’ da qui, da questa Italia remota, silenziosa, sconosciuta ai più, che partono tante suggestioni e ispirazioni. Partono prodotti meravigliosi raccolti in posti di amena bellezza e partono, insieme, storie di uomini e di donne che parlano di coraggio, di ostinazione e soprattutto di fede. Fede, incrollabile, nei valori della cultura contadina che la terra e chi la lavora hanno consolidato nei secoli e che, nonostante difficoltà e intrinseche incertezze, rimangono inamovibili pietre miliari.
E’ questa provincia, remota, silenziosa, sconosciuta ai più, intenti a percorrere ottusamente strade e autostrade con in testa solo mete e mai una deviazione, che spesso partorisce – senza microfoni o riflettori – piccole grandi imprese a cui fai fatica a credere guardando il vuoto che le circonda, veri e propri miracoli se pensi alla fatica – doppia, tripla rispetto a quella che servirebbe altrove – da affrontare per farle crescere, maturare e farle poi splendere di luce propria con giustificato orgoglio.
E’ in questa provincia, remota, silenziosa, sospesa tra mari e monti, tra l’ovest e l’est e tra il nord ed il sud, terra di confine tra Puglia, Campania e Basilicata, che l’oasi che non ti aspetti si chiama veramente Oasis, che i Sapori Antichi sono innanzitutto e finalmente sapori, e che ad occuparsene è una grande e solidale famiglia che copre dal più umile al più qualificato dei ruoli con identica passione e smisurato trasporto.
La famiglia si chiama Fischetti, a Vallesaccarda non ci si passa per caso e il ristorante Oasis Antichi Sapori, il loro avamposto di pura e totale dedizione all’ospite che si avventura sin qui per caso o per calcolo, vale molto di più dell’unica stella Michelin finora conquistata.
Basterebbe contare gli anni – tanti, dal 1988 – che cinque tra fratelli e sorelle e le rispettive famiglie, compresa la mamma che tutte le mattine prepara ancora personalmente la pasta fresca, hanno dedicato e dedicano alla costruzione e al consolidamento quotidiano di un vero e proprio mito della ristorazione del Sud.
Oppure fare due chiacchiere con tutti quelli che in questi anni ci sono passati, tornati più volte, e andati via sempre con il rammarico del distacco, orfani di gentilezze, coccole, calorosa atmosfera familiare, piatti della memoria tradotti con la consapevolezza della modernità e vini scelti fuori dalle convenzioni e dalle mode spesso tra piccoli produttori del territorio.
Ma se tutto questo non fosse ancora sufficiente, l’invito, accorato, è a farla quella benedetta deviazione, rimandare di qualche ora quell’importantissimo appuntamento o anticipare, con questa sosta, la vacanza programmata da tempo. Qui tempo e spazio si azzerano come niente, prima frastornati da un’accoglienza fuori dal comune ma priva di qualsiasi affettazione, poi incuriositi e attratti da un’eleganza senza tempo fatta di morbidi tappeti, quadri, libri e classici tovagliati e, infine, avvolti da ogni genere di attenzioni e consigli a tavola prima di decidere se, come e quanto divertirsi, dimenticando strade percorse o ancora da percorrere. Il resto viene da sé, naturale e imprevedibile, con indice di gradimento in crescita esponenziale e innamoramento precoce.
S’inizia con gli impeccabili grissini della casa, tenaci di corazza e perfettamente friabili al cuore.
S’incomincia a capire che in cucina non scherzano affatto già dall’incipit con la crocchetta di broccoli e alici su crema di zucca, giusto per resettarsi geograficamente dopo lo straniamento iniziale.
Si viaggia sul crinale di una sapidità troppo spinta con il carpaccio di filetto di vitello, agrumi, capperi croccanti, fior di sale alla vaniglia e gocce di caciocavallo.
Si capitola precocemente, arrovellandosi tra interrogativi sul perché e per come un posto del genere non sia meta affollata di pellegrinaggi gourmet a prescindere dalla geografia ostativa, con il gioco di equilibri del baccalà su crema di sedano rapa, puntarelle, pomodorini e zeste di limone.
Si rischia di sbrodolarsi, letteralmente, per la foga di non perdere una stilla di piacere tra una cucchiaiata e l’altra della minestra di castagne del prete affumicate, fagioli della Baronia, misto di funghi chiodini, cardoncelli e pioppini e grue di cacao.
Si gioca tra lipidi e libidine con i ravioli di burrata ed erbette, manteca campana e tartufo nero di Bagnoli Irpino, dove niente e nessuno potrà mai giustificarti per il colpevole e consapevole peccato di gola cui stai indulgendo.
Si cede per pura curiosità da impenitenti golosi al maiale bianco, peperoni all’aceto, arance e vincotto e la curiosità si trasforma come niente prima in sorpresa e poi in gratitudine.E non si può neanche lontanamente pensare di sottrarsi a quello che viene unanimemente considerato un must tra i vari dessert della casa, tutti giocati sul filo della classicità e mai avari di vera e sostanziosa dolcezza: il pasticcio di millefoglie con crema casalinga, granella di nocciola e amarene visciole.
A questo punto ti aspetti che le porte dell’Oasis si spalanchino direttamente sugli inferi, senza neanche passare a dar conto al giudizio divino, ma è qui che la grandezza dei Fischetti si esprime al suo zenit. Le preoccupazioni sul tuo stato di soddisfazione e sazietà sono tali e tante da sentirti quasi in colpa di aver deciso di alzarti, con disagio, dal tuo tavolo e non indugiare alle mille altre chicche e coccole proposte, dalla piccola pasticceria di rito – potrebbe mai mancare? – ai distillati e ai rosoli che qui costituiscono un capitolo, e una ricchezza, a parte.
Ti consola, alla fine, a compensazione del doloroso distacco, la consapevolezza di essere ormai in ritardo su qualsiasi tabella di marcia aggravata dall’assurdità della strada da percorrere, talmente assurda da chiederti se per caso eri desto o è stato solo un bellissimo sogno.
Vallesaccarda (AV)
0827 97021 / 97444
Chiuso il giovedì e le sere dei festivi
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